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Courses (36)

  • A2.4 Elementary - Online

    Textbook: Dieci Lezioni di Italiano A2 - Available from Abbey’s Bookshop, Sydney CBD and other major retailers. Or online: https://www.languageint.com.au/product/29395. Suitable for A2 level students, those who have completed Beginners A2.3, or who have completed 160 hours of recent tuition. This Elementary A2.4 course follows on from Elementary A2.3 course. This course is intended for students at the pre- intermediate level. The students in this level will be able to expand their conversation, writing, and reading skills while consolidating knowledge of the more difficult points of grammar. It covers topics describing past events, ask for medical assistance, describe an illness. Grammatical development is emphasised through various speaking, listening and writing exercises.

  • A1.5 Beginner online

    Textbook: Dieci Lezioni di Italiano A1 - Available from Abbey’s Bookshop, Sydney CBD and other major retailers. Or online: https://www.languageint.com.au/product/29395. Keen to try something slightly more advanced, but still for beginners? Then you could try the level A1.5. Suitable for A1 level students, those who have completed Beginner A1.4, or who have completed 40 hours of recent tuition. This beginner A1.5 course follows on from Beginner A1.4 course. It gives students the chance to become much more communicative by making more complex sentences while learning conjunctions and prepositions more thoroughly.

  • PLIDA Exam Preparation

    Textbook: NUOVO Esame B1 (https://www.almaedizioni.it/prodotto/quaderni-del-plida-nuovo-esame-b1/) - Available from Abbey’s Bookshop, Sydney CBD (order it well in advance) and other major retailers (including online ones). Be mindful: there is still an older version around (without the word "NUOVO", and with a slightly different cover). That version is outdated. This course is designed to prepare students for the PLIDA B1 exam - necessary to receive an Italian citizenship. We will cover the particular structure of the exam and dedicate time to each of the four language skills that will be assessed. A few tips and tricks that should be kept in mind to maximise one's final score will also be given. The course is delivered as a short series of interactive workshops, where active participation is encouraged. The textbook is highly recommended, as apart from being used in class, it contains additional exercises to further practise.

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  • Qui Roma… Cosa bolle in pentola?

    In questo caso meglio dire in padella. Una parola che si presta bene a spiegare perché l’italiano è una lingua che piace, perché “padella” è più musicale di pan e il pensiero va già a cosa c’è dentro ed ecco che non è più un utensile… in una mente affamata accade questo. Potremmo dire che per imparare una lingua bisogna anche mangiarla… e perché no… anche berla! Maneggiata da mano sapiente e decisa vediamo saltare in questa padella ingredienti insoliti ma iconici, Colosseo e opere d’arte insieme a maccheroni e pizza. Potenza della grafica… in una parola “cultura e identità italiana, in tavola”. Questo è il logo ufficiale ideato dagli studenti dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per sostenere la candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Ecco, l’ho detto tutto d’un fiato… ma ci sono voluti anni per costruire il dossier da porre sul tavolo dell’UNESCO: “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”; questo l’inizio del percorso promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Agricoltura. Il dossier, coordinato dal Prof. Pier Luigi Petrillo (Università Luiss Guido Carli di Roma), doveva rispettare una serie di criteri funzionali al conseguimento del titolo ed è proprio di questi giorni la notizia che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha espresso la sua valutazione tecnica positiva, confermandone quindi l’idoneità alla candidatura. Si tratta di un passaggio decisivo verso il riconoscimento ufficiale: la decisione finale sarà presa dal Comitato intergovernativo dell’UNESCO, che si riunirà a New Delhi, in India, dall’8 al 13 dicembre prossimo. Per comprendere appieno il valore di questo riconoscimento occorre spiegarne i contenuti e il contesto in cui si pone. L'Italia detiene oggi il primato per numero di patrimoni culturali iscritti all’UNESCO: 59 siti tra i patrimoni materiali e 19 patrimoni immateriali, in pratica in questo ambito è una superpotenza mondiale! Riguardo in particolare ai patrimoni immateriali già iscritti, nostri o di altre nazioni, tutti si riferiscono a tradizioni culinarie specifiche o riti alimentari regionali (Michoacán messicano, Washoku giapponese, il Kimjang coreano, l'arte dei pizzaioli napoletani, la dieta mediterranea condivisa con altre nazioni, ecc.), ma non all’intera cucina nazionale. Quella Made in Italy sarebbe quindi la prima cucina al mondo ad ottenere, nel suo complesso, il prestigioso riconoscimento. Attenzione però, la cucina italiana non è solo un insieme di piatti iconici, non si tratta di certificare quanto è buona la mozzarella né l’unicità della carbonara, ma è una vera e propria espressione culturale, sociale e storica, radicata in tradizioni che si tramandano da generazioni. Concetto spiegato al meglio dalle parole dei Ministri. Alessandro Giuli, Ministro della Cultura: “Dall’alta cucina a quella popolare, l’Italia, per le sue variegate caratteristiche geografiche e per le sue stratificazioni storiche multiformi, è impreziosita da una straordinaria pluralità di ingredienti, di piatti, di occasioni, di rituali legati al mangiare. La storia del cibo è storia della civiltà e della cultura. La cucina italiana rispecchia la società, la storia e il nostro rapporto con il territorio, oltre a essere una peculiarità tutta italiana”. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura: “Noi non candidiamo un modo di cucinare, anche se tutte le cucine regionali italiane avrebbero i titoli per ottenere il riconoscimento a patrimonio immateriale dell’UNESCO, noi candidiamo un rito; un rito che appartiene a tutti noi, che parte dalla scelta dei cibi, passa per la cucina per approdare sulle nostre tavole dove ancora si parlerà di quello che si sta mangiando. La cucina italiana è questo, sono antichi saperi tramandati, è la gioia di stare insieme, di incontrarsi e di mantenere vivi i rapporti familiari e di amicizia”. In sintesi, il cibo è un pilastro della nostra identità e un potente collante sociale. A differenza di altre cucine, ad esempio quella francese che ha una matrice più “tecnica” perché inventata dai ristoratori, la nostra cucina nasce al mercato ed è stata inventata dalle nostre nonne e bisnonne. Nasce come atto di amore, dal prendersi cura delle persone. Questa caratteristica strutturale ne comprende altre due, ben evidenziate nel dossier: a) è un mosaico di diversità territoriali che riflette la diversità bioculturale del Paese, frutto di influenze culturali che si sono succedute nel corso dei secoli e quindi di tradizioni, spesso legata al ritmo delle stagioni. b) è estremamente dinamica , cioè in continuo cambiamento ma senza conflitto tra tradizione e innovazione, né tra un luogo e l’altro, senza campanilismo quindi ma quasi da campanello a campanello, quello di casa, dove ognuno crea la sua variante della stessa ricetta. È la condivisione di un alfabeto fatto di tante ricette che si possono scrivere in base al gusto personale. La cucina italiana si caratterizza quindi per un forte legame con i territori e la capacità di innovare senza perdere autenticità. Un patrimonio che unisce tradizione e futuro. Così l’UNESCO, nel confermarne i requisiti per aspirare al titolo, ne ha sottolineato l’approccio olistico che collega gastronomia, sostenibilità ambientale e identità culturale. “La cucina italiana è una tradizione vivente trasmessa all’interno delle famiglie e delle comunità” […] “promuove pratiche sostenibili come la riduzione degli sprechi alimentari e la conservazione degli ingredienti locali” […] “affonda le proprie radici nel contesto rurale ma è capace di includere interpretazioni moderne che continuano a rispettare i metodi tradizionali” […] “ I rituali legati alla tavola rafforzano i legami sociali e il dialogo intergenerazionale, offrendo al contempo creatività e ospitalità come tratti distintivi”. La convivialità è proprio il punto centrale del dossier e il comune denominatore ove si coagula questa estrema diversità: concepire il momento della preparazione e del consumo dei pasti come un’occasione di condivisione e confronto; cucinare e mangiare è un unico momento conviviale, siamo gli unici che mentre mangiamo parliamo di cibo. Non ci sediamo a tavola solo per nutrirci in un rapporto equilibrato di proteine, carboidrati e vitamine, è qualcosa di più… è cultura del vivere bene, stando insieme; motivo per cui l’Italia è universalmente riconosciuta e amata come la Nazione della grande bellezza, del gusto e del buonumore. Il pranzo della domenica è la massima espressione di questo tratto culturale ed è stato proprio questo l’evento organizzato per sostenere la candidatura nell’ambito della settimana della cucina italiana nel mondo 2025: domenica 21 settembre dal nord al sud d’Italia ogni città ha offerto la sua interpretazione del rito, trasformando piazze e cortili in un’unica scenografia nazionale (clicca QUI ). Persino le Ambasciate di Londra, Parigi e New York hanno imbandito tavolate, mostrando che la cucina italiana non appartiene a un confine ma a una comunità diffusa nel mondo. Tante sono state le iniziative per accendere i riflettori lungo il percorso su questo importante riconoscimento, per richiamare l’attenzione e fare il tifo, ma soprattutto per instillare la consapevolezza di ciò che siamo in modo che possiamo consegnarlo alle nuove generazioni affinché portino avanti il patrimonio che gli appartiene, della cultura nazionale a cui appartengono. La Federazione Italiana Cuochi, ad esempio, ha celebrato la candidatura in uno dei palazzi storici romani più sontuosi, Palazzo Brancaccio, con un evento in cui la fantasia enogastronomica tricolore l’abbiamo ascoltata dalle parole dei due Ministri, ma anche assaggiata e bevuta 😊 Qualcuno potrà domandarsi: “OK, tutto questo è motivo di grande orgoglio… ma quali sono i benefici?”. Innanzitutto, sulla scena internazionale rafforzerebbe la leadership dell’Italia e ci darebbe il diritto a pieno titolo di proteggere legalmente i nostri prodotti e servizi contrastando il fenomeno commerciale dell’ Italian sounding , perché non può e non deve bastare un tricolore su qualsiasi confezione o pubblicità del mercato estero per vendere qualcosa che non è italiano e gli somiglia pure poco. Significa difendere un volume economico di 250 miliardi di euro/anno nel mondo! Concretamente, valorizzare e tutelare questo nostro patrimonio significa rafforzare un settore strategico per l’Italia, che crea lavoro, ricchezza e contribuisce in modo determinante all’attrattività turistica del Paese: filiere produttive di qualità, imprese capillari e profondamente legate ai propri territori, giri d’affari miliardari. Infine, sul piano sociale, oltre ad essere un riconoscimento del lavoro di agricoltori, produttori, chef, ristoratori, famiglie e comunità che ogni giorno tramandano il sapere del cibo “fatto con amore”, diviene argomento per introdurre l’educazione alimentare nelle scuole, per contrastare il ricorso al fast food, street food, ready to eat, ecc., per non essere travolti dalla globalizzazione. Nelle grandi città si sta perdendo la cucina casalinga, il pasto a casa diventa “spilluzzicare qui e là” in momenti diversi e individuali, si sta perdendo lo stare insieme a tavola come momento educativo di dialogo. L’atteso riconoscimento non sarebbe quindi un attestato da incorniciare ma aprirebbe per l’Italia molteplici prospettive su vari piani. Per accompagnare l’Italia alla candidatura persino un brano musicale, un inno alla bellezza, è stato composto da Mogol e interpretato da Al Bano: “Vai Italia!” Incrociamo le dita e attendiamo, manca poco… Concludo rivolgendo un pensiero a quanti in questo momento, a Gaza, in Ucraina e altrove, non hanno tavola da apparecchiare, non solo la domenica, non hanno cibo e non hanno pace. Il più grande patrimonio immateriale dell’umanità da tutelare dovrebbe essere questo, la possibilità di sedersi a tavola insieme, in pace. Se prima di sedersi al tavolo di qualsiasi trattativa ci si sedesse a tavola… probabilmente molte questioni si risolverebbero meglio. La cucina italiana così come la lingua italiana, da sempre disponibili alla contaminazione con tutti i popoli che abbiamo incontrato nei secoli, sono strumenti di dialogo mai chiusi in sé stessi, ed è solo con il dialogo che si costruisce la pace. Per approfondire: https://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/sito_unesco/unesco_united_nations_educational_scientific_and_cultural_organization https://www.unesco.it/it/news/comunicato-stampa--consiglio-direttivo-della-commissione-nazionale-italiana-per-lunesco-23-marzo-2023/ https://www.lacucinaitaliana.it/article/cucina-italiana-patrimonio-umanita-unesco-perche-importante-petrillo/ https://www.ancicomunicare.it/il-pranzo-della-domenica-anci-masaf/

  • Le origini della pasta

    Comprensione del testo (B2) Le origini della pasta, vera e propria specialità del nostro Paese, si legano indissolubilmente alla tradizione della coltivazione del grano, già praticata all'epoca dell'Impero Romano. In particolare, sono state le colonie e il Sud Italia i luoghi dove si diffuse con maggiore rapidità. Normalmente, si attribuisce la nascita della pasta al ritorno di Marco Polo dalla Cina, avvenuto nel 1295. In realtà questa miscela a base di cereali ed acqua rappresenta un elemento imprescindibile della gastronomia mediterranea da diversi millenni. Nel tempo, le tecniche per lavorare il grano sono migliorate, dalla macinazione alla cottura. La pasta nella storia: le tappe più significative Le prime tracce di un alimento simile alla pasta risalgono al 1.000 a.C., quando l’uomo iniziò a coltivare il grano. Greci ed Etruschi crearono i primi tipi di pasta, come il “laganon”, un foglio di pasta tagliato a strisce. Un secolo prima di Cristo, Cicerone e Orazio apprezzavano la “lagana”, farina cotta in acqua senza lievito. Sovrapponendo le strisce si otteneva una sorta di lasagna. Il primo documento scritto sulla pasta è nel libro di Apicio “De re coquinaria”, dove si parla di “lagana” ripiena. Tra il 200 d.C. e l’anno Mille non ci sono molte informazioni, ma probabilmente in Sicilia nacquero i maccheroni chiamati “itriyah”, nome di origine araba. La diffusione della pasta in Italia Alcuni secoli dopo, i produttori di pasta iniziarono a diffondersi in diverse zone d'Italia, partendo da Campania, Puglia, Toscana e Liguria. A Gragnano, ad esempio, nel '500 fu assegnato il riconoscimento di "patria" della pasta di grano duro. Addirittura, due secoli dopo, l'assetto urbanistico della città subì delle modifiche volte a favorire l'essiccazione di quelli che venivano indicati come "maccheroni". Fu Napoli, nel '600, a dare il via alla diffusione della pasta come pietanza "di massa". In seguito ad una carestia diminuì il consumo di carne e pane, sostituiti proprio dalla pasta. L'invenzione della gramola, del torchio e della trafila favorì l'abbassamento di prezzo, rendendo la pasta ancora più popolare . Sempre in quegli anni nacque la salsa di pomodoro, da allora uno dei condimenti preferiti dagli amanti della pasta. La pasta fresca La pasta fresca rappresenta sicuramente uno dei fiori all'occhiello della gastronomia italiana. Non sono solamente i formati (dalle orecchiette ai maccheroni al ferretto, dai pici agli gnocchetti, fino ai cavatelli) a variare di Regione in Regione. Anche la "composizione", infatti, può essere differente portando alla produzione di pasta da tagliare, oppure da farcire con golosi ripieni. Due sono i procedimenti che consentono di ottenere l'impasto; se il primo prevede l'utilizzo delle uova, il secondo si caratterizza per la presenza di semola e acqua. ------- 1. Perché la pasta si diffuse inizialmente più rapidamente nelle colonie e nel Sud Italia? A) Perché il clima favoriva la coltivazione del grano B) Perché Marco Polo aveva portato la ricetta in quelle zone C) Perché lì non si consumava pane D) Perché la pasta fresca era più semplice da preparare 2. Perché la pasta divenne una pietanza “di massa” a Napoli nel ‘600? A) Per la scoperta della salsa di pomodoro B) Per una carestia che ridusse carne e pane C) Per l’invenzione della gramola D) Per l’arrivo dei maccheroni dalla Sicilia 3. In che modo le tecniche di lavorazione del grano influirono sulla popolarità della pasta? A) Consentirono di produrre più formati regionali B) Permisero di ottenere una pasta più gustosa C) Favorirono l’abbassamento del prezzo D) Rendevano la pasta fresca più digeribile 4. Quale collegamento si può fare tra le strisce di “lagana” e la lasagna moderna? A) Entrambe sono preparate con pasta ripiena B) La lasagna deriva dalla sovrapposizione delle strisce di lagana C) La lagana era condita con pomodoro come la lasagna D) Nessun collegamento, la lasagna è nata molto dopo 5. Perché Gragnano modificò il proprio assetto urbanistico nel ‘700? A) Per migliorare la coltivazione del grano B) Per favorire l’essiccazione dei maccheroni C) Per accogliere più mercanti di pasta D) Per costruire più mulini e torchietti 6. Qual è la differenza principale tra pasta da tagliare e pasta da farcire nella tradizione italiana? A) La pasta da tagliare usa solo acqua, quella da farcire solo uova B) Differisce nella composizione e nell’uso finale, cioè forma e ripieno C) La pasta da tagliare è più antica D) La pasta da farcire si prepara solo in Sicilia 7. Come si può descrivere l’evoluzione della pasta nel corso dei millenni secondo il testo? A) Da alimento povero a piatto gourmet B) Da semplice miscela di cereali e acqua a specialità regionale e nazionale C) Da pasta fresca a pasta secca industriale D) Da prodotto importato dalla Cina a prodotto esclusivamente italiano

  • Qui Roma… Gettando una monetina nella Fontana di Trevi

    Diciamo la verità… questo gesto venendo a Roma è una tappa obbligata, dopo il Colosseo; la monetina va lanciata di spalle nella fontana ad occhi chiusi esprimendo un desiderio, quello di tornare un giorno a Roma. Che ci si creda o no, ci si accalca comunque intorno alla vasca avvicendandosi a turno per farlo e fare la foto; la folla riempie la piazza ormai senza ore morte, anche la notte. Unico intervallo quando la fontana viene svuotata per la raccolta delle monetine (un aspetto da approfondire) e per la manutenzione. Del resto, lo scenario è di una bellezza imponente e ormai associato per sempre alla scena entrata nel mito degli anni d’oro del cinema italiano, in cui nel cuore della notte Lei, bellissima e sensuale, entra nella fontana in abito da sera e chiama Lui a raggiungerla: “Marcello… come here…”. Lui e Lei sono Anita Ekberg e Marcello Mastroianni nel film La dolce vita  di Federico Fellini. Se non l'avete ancora guardata, fatelo adesso (cliccate QUI ): è indispensabile per vedere la fontana in tutta la sua magia, come non l’avete mai vista. Ne abbiamo un vago ricordo noi romani nati in quegli anni, in cui si andava lì di notte, a concludere una serata davanti alla bellezza assoluta. Capolavoro settecentesco dell’Architetto Nicola Salvi, vincitore del concorso, secondo l’impostazione magistrale della piazza ideata da Gian Lorenzo Bernini… ecc… ecc... (trovate tutto su Internet), ma qualcuno si domanda mai “tutta quell’acqua da dove arriva?…”. Ecco la notizia di oggi: la fontana forse più famosa del mondo è il terminale dell’acquedotto più antico del mondo, l’unico ancora funzionante dopo 21 secoli, dal 19 a.C.: l’Acquedotto dell’Acqua Vergine. La parola terminale è efficace, ma tecnicamente si chiama “mostra” la fontana monumentale che segna la fine del percorso di un acquedotto, distribuendo acqua alla città e mostrando a tutti la grandezza dell’opera e del suo committente. Questa notizia ci dà lo spunto per parlare della grandezza di quello che non si vede e a cui non si pensa a Roma, che era conosciuta come “regina aquarum” per la rete di ben 11 acquedotti ad alimentare la più grande città del mondo antico (un milione e mezzo di abitanti) in continua espansione. Queste infrastrutture costituirono il più complesso e vasto sistema idrico che mai città all’epoca avesse conosciuto e divennero uno dei simboli della grandezza e della capacità tecnica che elevarono la città eterna a Caput Mundi. Si cercavano le sorgenti d’acqua nel territorio circostante e da lì la conducevano alla città con un ingegnoso sistema di condotti (da cui il nome di Via dei Condotti, oggi la strada delle grandi firme) che si snodavano per chilometri, sostenuti da archi a cielo aperto di varie altezze per creare le pendenze giuste e poi proseguire interrati nel sottosuolo della città e distribuire l’acqua alle esigenze principali: innanzitutto le terme (non c’era il bagno in casa, quindi era una pratica quotidiana per tutti oltre che luogo sociale), le residenze imperiali e dei patrizi, le fontane pubbliche (una ogni 80 mt.), botteghe, abitazioni e fontane… più di mille fontane e più di duemila fontanelle da cui abbeverarsi. Infine, condotte sotterranee raccoglievano quella usata e la riunivano alla piovana convogliando il tutto nella cloaca maxima. Furono le invasioni barbariche a distruggere tutto questo per assetare la città durante gli assedi e per un bel po’ si dovette tornare ad attingere l’acqua al Tevere e ai pozzi. In quel periodo tornò in auge l’antico mestiere dell’acquaiolo che portava l’acqua potabile a domicilio (ricordate il Facchino con la sua botticella… una delle statue parlanti?). Solo nel Rinascimento, con la Roma Papale, ripresero le grandi opere urbanistiche, tra cui il ripristino per quanto possibile dei vecchi acquedotti e la costruzione di nuovi; la città ebbe di nuovo acqua in abbondanza e prese così a dotarsi di fontane, vasche, mostre, fontanili, fontanelle, abbeveratoi in una sorta di gara tra pontefici, ordini religiosi e nobili casate romane a chi commissionava ai cosiddetti “fontanieri” l’opera più mirabile. L’acqua fu elemento ideale per la fantasia di scultori ed architetti e le nuove fontane divennero una delle più suggestive celebrazioni del potere. Fu quindi nel 1732 che Papa Clemente XII dispose la ricostruzione del tratto distrutto dell’Acquedotto dell’Acqua Vergine e bandì il concorso per la progettazione della sua mostra: Fontana di Trevi (da Trivium, trivio di strade, luogo della fonte). Sul fatto che si chiamasse “Vergine” come al solito a Roma realtà e leggenda si intrecciano e neanche vale la pena distinguerle perché in fondo fanno parte entrambe della cultura collettiva. Che sia stata una “virgo” (fanciulla), o una ninfa protettrice delle acque, ad indicare la fonte ai soldati romani o che il nome indichi la purezza dell’acqua non vi sono fonti certe ma poco importa. “Come è… come non è…” (modo di dire nel parlato italiano) l’acqua era effettivamente pura, leggera e priva di calcare (è proprio questo che ha preservato l’acquedotto così a lungo dal deterioramento) e “fatto sta” (altro modo di dire) che la scena della “Virgo/Ninfa” che mostra la fonte ai soldati è scolpita sopra la fontana. Ecco realtà e leggenda che convivono. Scommetto che sono pochi quelli che trovandosi a bocca aperta in contemplazione di tale capolavoro si soffermano a leggerne i dettagli, quel che conta è l’emozione che provoca. In fondo è questo che fanno le opere d’arte. Ma ogni opera contiene un messaggio e in queste opere monumentali è quello di un committente che vuole mostrare e scolpire nella storia la grandezza del suo operato e assegna all’artista prescelto il compito della narrazione. In questo caso bisogna riconoscere che il messaggio di magnificenza è arrivato forte. Leggiamo quindi cosa ci mostra questa scultura immensa: protagonista è il mare, l’immensa vasca che occupa tutta la piazza e finisce contro la scogliera resa viva da animali e piante. Al di sopra la divinità Oceano (dio del mare, dei terremoti, delle fontane e dei cavalli) alla guida del cocchio a forma di conchiglia trainato da due cavalli, uno calmo e uno agitato, proprio come è il mare, governati da due tritoni. Accanto a lui due figure femminili allegoriche, abbondanza e salubrità, riferite agli effetti benefici dell’acqua; al livello superiore due bassorilievi rievocano la storia dell’acquedotto: la fanciulla che mostra la fonte ai soldati e nell’altro Agrippa (genero di Augusto, il primo imperatore romano) che decide la costruzione di questo acquedotto più di 2000 anni fa… Storia arte e natura si fondono. Ma, tornando al percorso dell’acqua, per vedere l’acquedotto oggi occorre prima salire al Pincio (il punto più alto della zona e anche il più panoramico) dove l’acquedotto giungeva in città, per poi scendere a circa 27 metri nel sottosuolo partendo dal pozzo di accesso che ancora oggi si trova lì. La scala a chiocciola è ancora quella antica romana e il percorso sotterraneo conduce fino alla Fontana di Trevi dove si conclude. Non è un’esperienza accessibile a tutti, solo agli addetti ai lavori, c’è però un famoso documentario in cui il noto divulgatore Alberto Angela, con tanto di stivaloni fino alla coscia (immagine rimasta iconica per milioni di telespettatori), percorre l’acquedotto fino alla fontana… fino ad affacciarsi scenograficamente da una finestrella della cabina tecnica che si apre accanto al cocchio di Oceano direttamente nella fontana! Con lui potete farlo anche voi (cliccate QUI ). È invece visitabile, a pochi passi, l’area archeologica sotterranea del Vicus Caprarius che ha portato in luce casualmente durante il cantiere di ristrutturazione di uno storico cinema (ex Cinema Trevi) un serbatoio di distribuzione dell’acqua, ancora oggi alimentato dall’acquedotto, che ancora oggi alimenta altri capolavori nel cuore del centro: la Fontana dei Quattro Fiumi (simbolo dei continenti allora conosciuti) a Piazza Navona e la Barcaccia ai piedi della mitica scalinata di Piazza di Spagna. Va reso merito all’ente proprietario del cinema che a fronte di un progetto imprenditoriale di trasformazione in multisala ha dato priorità ai resti archeologici optando per altra soluzione che comprende la sistemazione degli scavi, rendendoli fruibili con un sistema di passerelle e un piccolo antiquarium dei ritrovamenti (anfore, monete, sculture, vasi). Attraverso questi reperti e tutta la stratigrafia delle differenti epoche del tessuto urbano venuto in luce gli archeologi possono aggiungere tasselli alla comprensione del passato, che noi ora possiamo immaginare. Ecco quello che non si vede, a Roma si cammina sull’ultimo strato di una “millefoglie”; questa definizione non è mia ma di Alberto Angela, talmente calzante da essere imperdibile nel caso non guardaste il documentario. Come in questo famoso dolce, come si fa a mangiarlo tenendo gli strati separati…? bisogna morderlo tutto, è così che a Roma passato e presente convivono e si mescolano allegramente! Un esempio? Se avete già gettato la monetina e quindi state tornando a Roma, questa volta fate cosi: dopo aver osservato Oceano sul suo cocchio con altri occhi, andate in Vicolo del Puttarello e scendete a visitare l’area sotterranea per ascoltare il suono antico e attualissimo dell’acqua Virgo che scorre, poi fate una salto al palazzo della nuova Rinascente di via del Tritone, tempio dello shopping di lusso, e scendete al piano -1 dove tra le avanguardie del design e della profumeria troverete anche gli antichi archi dell’acquedotto distrutto, in una zona di osservazione allestita con una proiezione descrittiva. Poi però risalite fino all’ultimo piano dove vi aspetta una vista mozzafiato sui tetti di Roma, per un brunch o un caffè. P.S. Dimenticavo… e le monetine? La raccolta ammonta a circa 3.000 euro al giorno, chevengono distribuiti ai più bisognosi attraverso la Caritas in accordo con il Comune di Roma (ma in passato non era raro vedere pescatori amatoriali all’alba…). Per saperne di più: https://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_medioevale_e_moderna/fontane/fontana_di_trevi_mostra_dell_acqua_vergine https://www.vicuscaprarius.com/area-archeologica/ https://www.romasegreta.it/rubriche/acquedotti.html#acqua6

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Book now B2.3 Intermediate online Wednesday 6:00-8:00pm | Online | Laura Crippa more... Starts Feb 4, 2026 365 Australian dollars $365 Loading availability... Loading availability... Book now ITALIAN THROUGH MOVIES Tuesday 13 - 20 Jan | 18:00 - 20:00 | In presence | Diletta Rusca more... Starts Jan 13, 2026 132 Australian dollars $132 Loading availability... Loading availability... Book now A1.1 Beginner in-presence Tuesday 10:00-12:00am | Waverley | Poppy Guelfi more... Starts Feb 3, 2026 385 Australian dollars $385 Loading availability... Loading availability... Book now A1.1 Beginner in-presence Tuesday 18:00-20:00 | CBD | Giorgia Pempinello more... Starts Feb 3, 2026 385 Australian dollars $385 Loading availability... Loading availability... Book now A1.1 Beginner in-presence Wednesday 10:30-12:30am | Norwest-Castle Hill | Valentina Pasceri more... Starts Feb 4, 2026 385 Australian dollars $385 Loading availability... Loading availability... 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Book now A1.5 Beginner in-presence Saturday 9:30-11:00am | CBD | Diletta Rusca more... Starts Feb 7, 2026 330 Australian dollars $330 Loading availability... Loading availability... Book now A2.4 Elementary in presence Saturday 13:00-15:00 | CBD | Diletta Rusca more... Starts Feb 7, 2026 385 Australian dollars $385 Loading availability... Loading availability... Book now A2.5 Elementary in presence Monday 18:00 -19:30 | CBD | Diletta Rusca more... Starts Feb 2, 2026 330 Australian dollars $330 Loading availability... Loading availability... Book now A2.6 Elementary in presence Saturday 11:00 -13:00 | CBD | Diletta Rusca more... Starts Feb 7, 2026 385 Australian dollars $385 Loading availability... Loading availability... Book now B1.1 Intermediate in presence Thursday 17:30 - 19:30 | in presence | Diletta Rusca more... Starts Feb 5, 2026 385 Australian dollars $385 Loading availability... Loading availability... Book now B1.5 Intermediate in presence Friday 10:30 - 12:30 | in presence | Diletta Rusca more... Starts Feb 6, 2026 385 Australian dollars $385 Loading availability... Loading availability... Book now B1.7 Intermediate In presence Friday 10:30-12:30pm | Turramurra | Valentina Pasceri more... Starts Feb 6, 2026 385 Australian dollars $385 Loading availability... Loading availability... Book now B2.3 Intermediate In-presence Tuesday 6:00-8:00pm | CBD | Diletta Rusca more... Starts Feb 3, 2026 385 Australian dollars $385 Loading availability... Loading availability... Book now Private Lesson Online Delivered Online Select your Tutor | Online more... 1 hr 90 Australian dollars $90 Book now Private Lesson Online package of 10x1p Delivered Online Select your Tutor | Online more... 1 hr 812 Australian dollars $812 Book now Private Lesson in Presence Select your Tutor | In person more... 1 hr 110 Australian dollars $110 Book now Private Lesson Presence package of 10x1p Select your Tutor | In Presence more... 1 hr 990 Australian dollars $990 Book now Filter by Online / In Presence / Private Lessons / Children to view all available levels for each of the four categories: Are you ready to start learning Italian with highly qualified tutors? Please reach out to our courses' convenor at enquiries@dantealighieri.com.au or use the linked Contact us form. Contact us

  • Dante Alighieri Society Sydney Membership

    Take advantage of our wonderful community, numerous activities and cultural events, enjoy discounts, support our mission of promoting Italian language and culture. Membership By becoming a Member of the Dante Alighieri Society Sydney or renewing your Membership for the current year, you will automatically receive our beautiful monthly newsletter . Additionally, you will have the opportunity to fully engage with our wonderful community , participate in numerous activities and cultural events , including our thriving Book Club . Furthermore, as a Member, you can enjoy discounts with our Partners in Sydney, Italy and around the world , all while supporting our mission of promoting Italian language and culture. Finally, you will be entitled to vote at our Annual General Meeting . We are a group of passionate volunteers, and we couldn't do this without all of you. Thank you so much in advance for your support! Notes: (1) Membership is valid from 1 January to 31 December. Membership requests submitted in December are intended for the following year. (2) Student Membership can be subscribed by any students who registered for one of our courses for the period between January and December of the year of subscription. (3) Student members shall neither be entitled to vote nor be counted for quorum purposes. (4) All prices are inclusive of GST. First Name Last Name Email Phone Date of Birth Address (to receive the Membership card/stamp) Existing Member? * Yes No Individual - AU$45 Individual + Donation - AU$65 Student - AU$30 Couple - AU$70 Couple + Donation - AU$90 Submit Thank you for your support!

  • PLIDA | Dante Alighieri Society Sydney

    Prove your competence in Italian! PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri) comprehensively evaluates your Italian language proficiency across listening, reading, writing and speaking skills. It is aligned with the Common European Framework of Reference for Languages (A1 to C2 levels). Our highly qualified examination commission ensures professional assessment in a supportive environment. This internationally recognised qualification serves multiple purposes: it satisfies language requirements for university enrolment in Italy, supports long-term residence permit applications and facilitates the Italian citizenship application process. The certification, recognised by the Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation, is valid for life. For those dreaming of studying in Italy, a high-quality education is remarkably affordable. Public universities typically charge between €900 and €1,000 annually, while private institutions average €3,408 per academic year. Postgraduate master’s programmes at public universities average €3,543. And for those aspiring to a European passport, Italian passport holders can travel to 192 countries visa-free (out of 227). Start your path to Italian academic and professional opportunities with PLIDA certification at Dante Alighieri Society Sydney – your gateway to Italy's rich educational and cultural landscape. PLIDA – Next session to be advised Written and Oral date: to be advised Levels available: B1 and B2 Location: Sydney CBD (exact address emailed with convocation) Exam fee: AUD 360.00 How it works Registration deadline: registration closes when all places are filled or on the official deadline communicated by PLIDA Headquarters, whichever comes first. Convocation: email with exact time about two weeks beforehand. Documents to bring: the passport or ID used at enrolment. Payment: credit/debit card (non-refundable fee unless session is cancelled by the organisers.) N.B. If you are not a first-time PLIDA candidate, please do not submit this form and contact us, as the cost may be lower. FAQ What is PLIDA and why take it? PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri) is the official Italian-language certificate issued by Società Dante Alighieri and recognised by the Italian Ministries of Foreign Affairs and Education. It covers all CEFR levels (A1–C2) and is accepted for university admission, work permits and, at B1 level, for Italian citizenship. Full details are on the official site: https://plida.dante.global Do I need a preparation course? A course is not compulsory, but we offer an intensive B1-level workshop that will help you master the exact exam format and timing. Search for the PLIDA Exam Preparation course on our Learn Italian page or paste this in your browser: https://www.dantealighieri.com.au/service-page/plida-exam-preparation How will I receive my results? As soon as your marks are formally recorded by the Central Office, you will receive an automatic email inviting you to log in to your personal area on dante.global to view them. The online portal replaces individual notifications, the centre does not send results to each candidate. How do I get my certificate? As soon as your scores are officially recorded, a digital certificate appears in your Personal Area, ready for download or printing. The personal data on the certificate are exactly those provided at enrolment. If you would like a hard-copy certificate, you can request one through your exam centre: the service costs €50 plus shipping. A PLIDA certificate is issued only if you pass all four skills (Listening, Reading, Writing and Speaking); partial passes do not generate a certificate. Can I ask for my score to be reviewed? No. All marks and any decisions taken by the PLIDA Headquarters are final and not open to appeal. What happens if I don’t pass? If you fail one or more of the four skills, you have 18 months from your first full-exam registration to retake only the skills you missed, while the scores you already passed remain valid. You may attempt the make-up tests as many times as you like within that window. After 18 months, all previous scores expire and you must sit the entire exam again. When you register for a partial retake, you pay only the fee for each individual skill, not the full-exam fee—the current rates are listed in the annual PLIDA circular. Contact Email: enquiries@dantealighieri.com.au Phone: 0452 159 803 (Mon–Fri, 10:00–17:00) Full Name (as in passport) Date and Place of Birth Nationality Passport / ID Number Email Phone Notes for the secretary Choose level * B1 B2 Standard correction time - AU$360 Urgent correction time - AU$395 Submit Thank you for your booking! PLIDA

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The Dante Alighieri Society Sydney acknowledges and pays respect to past and present traditional custodians and elders of this nation, and to the continuation of cultural, spiritual and educational practices of Aboriginal and Torres Strait Islander peoples.

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