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Qui Roma… I “Carabinieri dell’Arte” e il Museo dell’Arte salvata


Il patrimonio artistico dell’Italia non si trova tutto al suo posto. Basti pensare alla natività del Caravaggio sparita da una chiesa di Palermo nel 1969, finita nelle mani della mafia e mai ritrovata, o al caso del collezionista giapponese con base a Ginevra (crocevia dello smistamento) al quale sono stati sequestrati circa 350 reperti d’arte etrusca, preromana e magnogreca. Ed anche, per assurdo, furti in senso contrario… da parte di audaci e patriottici cittadini per riportare a casa le opere!


“Le opere d’arte e i manufatti archeologici rubati, dispersi, venduti o esportati illegalmente costituiscono una perdita significativa per il patrimonio culturale di un Paese, in quanto sono espressione della sua memoria storica, dei suoi valori collettivi e dell’identità del suo popolo. Non è un caso che durante i conflitti internazionali gli aggressori danneggino spesso, intenzionalmente e deliberatamente il patrimonio culturale, colpendo le radici stesse dell’identità del Paese nemico” (cit. Ministero della Cultura Italiano).


Il traffico illecito di opere d’arte è una realtà che supera i confini nazionali e attraversa gli oceani, la misura del fenomeno è questa: circa 8 milioni di manufatti censiti, 4,5 milioni di reperti recuperati di cui 70.000 all’estero.


Le opere recuperate provengono soprattutto da sequestri a grandi ricettatori o collezionisti, inseriti nella ramificata trama del commercio internazionale che ha alimentato anche prestigiose collezioni di musei stranieri, ma anche da restituzioni spontanee e trattative con le direzioni museali estere.


In questa che potremmo definire una emorragia di arte (impropriamente forse, ma Il nostro DNA è in quelle opere) la buona notizia è che l’Italia è leader mondiale nel recupero. Il perno centrale del modello di tutela italiano è il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), istituito nel 1969 anticipando persino l’UNESCO: i cosiddetti “Carabinieri dell’Arte”.


L’Arma, nei suoi oltre cinquant’anni di attività a tutela del nostro patrimonio artistico, ha sottratto dalle mani di personaggi senza scrupoli e riportato a casa una quantità di beni archeologici e artistico-storici, avvalendosi di piattaforme e strumenti informatici costantemente aggiornati e operando in collaborazione con forze di polizia di altri Paesi per la conservazione e condivisione dei dati raccolti dal web, deep-web e social media. Algoritmi che permettono di analizzare info testuali e immagini dai vari canali, approfittando proprio del crescente utilizzo dei canali telematici per il traffico di opere.


Si chiama Leonardo la "Banca dati dei beni illecitamente sottratti” istituita negli anni ‘90, l’archivio informatico più grande al mondo specificamente dedicato che già guarda al futuro con la nuova piattaforma SWOADS (Stolen Works Of Art Detection System), prototipo di partenza per sviluppare una rete internazionale atta a prevenire e contrastare questo tipo di reato.


Una volta intercettati gli oggetti, questi iniziano un percorso virtuoso che li riporta indietro e non solo, gli restituisce splendore e gli rende giustizia. Attraverso la rete di collaborazione istituzionale, che oltre alla Magistratura e le autorità estere si estende agli organi del Ministero della Cultura e all’Istituto Centrale del Restauro, i manufatti recuperati vengono poi studiati e restaurati per essere riportati alle condizioni migliori e ai luoghi di origine. Uno dei danni maggiori del mercato illecito è infatti quello di far perdere il dato della provenienza e il contesto in cui il reperto era inserito, limitandone di conseguenza la piena comprensione nel suo ruolo di testimone del passato.


La terza tappa del percorso, dopo tutela e studio, è la divulgazione di questo patrimonio comune tornato a casa, con lo scopo di accrescere la sensibilità delle persone verso la testimonianza e l’eredità che gli è stata lasciata dai loro avi. Ecco il lieto fine, da festeggiare con una mostra in un museo unico al mondo.


La perla finale è il Museo dell’arte salvata istituito nel 2022 e riaperto il mese scorso con una nuova raccolta di recuperi che prima di intraprendere il loro viaggio di ritorno si fermano qui per essere mostrati a tutti in questa sede straordinaria. Lo spazio museale è l’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, il vasto complesso archeologico se mi seguite nelle mie esplorazioni ricorderete che ne abbiamo già parlato in un editoriale precedente di cui l’aula è un frammento rimasto isolato, immerso nel traffico che vibra intorno alla stazione centrale di Roma.



Per i romani e per me questo luogo però continua a chiamarsi “il Planetario” quando va dato un appuntamento o un’indicazione, perché dal 1928 (inaugurato da Mussolini) e fino a i primi anni Ottanta del secolo scorso, l’Aula ha ospitato uno dei più preziosi e sofisticati strumenti destinati alla conoscenza della volta celeste, il celebre planetario Zeiss con cui fu realizzata la prima simulazione del cielo stellato del nostro emisfero. Entrando alzo gli occhi sul portale dove ancora c’è Dante a ricordarcelo: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”…mescolando la memoria storica con i miei ricordi personali. Venivo qui da bambina con mio papà che mi illustrava il firmamento mentre mi educava a quello dei sentimenti, delle emozioni e della storia umana che ci racconta l’arte. All’interno la leggera struttura di sostegno delle stelle è stata conservata… aggiungendo fascino al tutto.



Lo spazio espositivo è organizzato in teche e pannelli modulabili, dovendo accogliere e mostrare al pubblico reperti sempre diversi. Il progetto museale, infatti, modello esportabile in altri Paesi colpiti, prevede una rotazione: nuovi recuperi andranno a sostituire i reperti attualmente esposti, che troveranno una collocazione stabile nei musei e nei siti di origine, almeno per quello che sarà possibile ricostruire, a disposizione della collettività e degli studiosi, riappropriandosi del ruolo che spetta loro nel racconto della storia dei popoli che li hanno prodotti.


In questo momento si possono ammirare più di cento oggetti di varie civiltà recuperati e rimpatriati dagli Stati Uniti d’America e da diversi Paesi europei tra il 2022 e il 2025, provenienti da aree dove questo fenomeno criminale è stato più diffuso: le zone dell’antica Etruria, la Magna Grecia e la Sicilia.



Entrando nel sito web del Museo potrete stupirvi di ogni tipologia di recupero: Operazione Fenice, Operazione Antiche Dimore, Il tesoro di Londra e New York… Dietro ogni furto si nasconde un pezzo di mondo (v. file allegato).


Per capire cosa rappresenti il patrimonio artistico nel contesto delle relazioni internazionali è interessante il docufilm Operazione Budapest (disponibile su Prime Video) che ricostruisce uno dei colpi più audaci della storia, il furto d’arte che nel 1983 scosse l’Est durante la Guerra Fredda, ripercorrendo l’indagine internazionale che ne seguì in un intreccio tra criminalità organizzata, spionaggio e geopolitica.


Interessante ed emozionante su Ray Play ascoltare direttamente dal Comandante dei Carabinieri dell’Arte le dinamiche investigative e lo scenario in cui si svolgono, e dal Direttore del Museo Nazionale Romano le vicende del reperto eccezionale con cui è stata aperta la prima mostra: Orfeo e le Sirene, gruppo scultoreo in terracotta, a grandezza naturale, del III sec. A.C.; trafugato negli anni ’70 dai cosiddetti “tombaroli” in uno scavo clandestino a Taranto (importante polo artistico della Magna Grecia) e approdato nel Getty Museum di Los Angeles.


Va detto, infine, che tra i beni recuperati capita di trovare anche quelli di altri Paesi (Egitto, Siria, ecc.) ai quali vengono puntualmente riconsegnati, un gesto concreto di rispetto e collaborazione fra gli Stati; un esempio di diplomazia culturale che testimonia l’efficacia della legislazione italiana in materia di tutela dei beni culturali, che non si limita al patrimonio nazionale ma si estende al rispetto del patrimonio delle civiltà di tutto il mondo.


La cultura, grazie alla sensibilità dell’Arma, dell’Autorità Giudiziaria e delle istituzioni culturali italiane ed estere, anche in tempi difficili per la diplomazia internazionale, si conferma un ponte tra i popoli… uno strumento di pace.



Per approfondire:


https://youtu.be/xWpz-U7WBeo L’Aula che ospitò i pianeti


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